Quasi una settimana è passata dal mio evento musicale non-classico preferito, Sanremo. (Si, lo guardo, mi piace, mi appassiona quasi quanto i Lieder Eines fahrenden gesellen di Gustav Mahler, fatevene una ragione, che a me i fondamentalismi non piacciono in nessuna salsa.)

A mente fredda, vorrei dire la mia, da addetta ai lavori musicale, e da sociologa dilettante.

Questo Festival è filato liscio in tutti i suoi aspetti collaterali: conduzione ok, vestiti ok, collegamenti ok.

Un velo pietoso va steso sui comici, che a parte Crozza un paio di minuti, il resto è stato roba riscaldata al microonde, o roba che sulla carta sembrava buonissima, ma che si è rivelata..muah! La Raffaele, Paolo e Luca…ci aspettavamo il botto. Non è arrivato,era un bottino, ino ino. Next time better.

Alcuni super ospiti, a parte un paio di stranieri stellari (sapientemente messi dopo mezzanotte, così siamo in pochi ad acculturarci), alcune vecchie glorie che noblesse oblige resusciterebbero anche i morti, e il solito Ferro, che sorry to disappoint you, è bravo, bravo, bravo, non li abbiamo capiti. Perchè far diventare superospiti gente che non è stata nemmeno selezionata to begin with? Perchè? All’ una di notte ti fai la domanda, non ti dai una risposta e continui a scivolare nell’ oblio aspettando la fine.

Gli scossoni, se di scossoni vogliamo parlare, o meglio di “gentle push”, ci sono stati nel ” main course” nel dipartimento musica. Accidenti, direte voi, ma non è quello che normalmente si conforma? Eh , stavolta no.

RIVOLUZIONE!

Nah, rivoluzione non saprei, ne farei una questione più sociologica che puramente musicale, antropologica più che vocale. Consentitemi alcuni casi campione.

“La simpatia è come la goccia” diceva mia nonna in dialetto, risultare simpatici è come avere un colpo apoplettico, non sai mai a chi, e quando. Il detto, ante litteram del moderno X Factor, calza a pennello per alcuni cantanti tipo la Atzei. Il materiale c’è, la voce pure, bella lo è ,canta con sentimento. La canzone è la classica canzone di chi l’ha scritta e a noi non piace ma è pur vero che il signore in questione ha un seguito niente male, che avrà sicuramente apprezzato. Ma la Bianca non passa, è inutile. Non convince, non risulta “simpatica”.

La simpatia è indeed come la goccia.

Albano, dall`altro canto è sempre stato il beniamino del pubblico, di un certo pubblico, i capofamiglia, le mamme, le nonne. Ora, vuoi che fisicamente non reggi più, vuoi che non puoi rimetterti da una operazione a cuore aperto e pensare che i muscoli si tendano come una volta, che il riflusso non si arrochisca la voce, e che il diaframma riesca a sostenere la vagonata di acuti a cui lo sottoponi, ma forse è arrrivato il momento di capire che il tuo pubblico è invecchiato con te. Il tuo pubblico  purtroppo nunielafa ad aspettarti per ore in tv,  non è capace di televotarti, likarti sui social.  Il tuo pubblico è quello che ” che sono ste cose dei ggiovani,Snapcips?”. Quindi caro Albano, rimani quello che sei, un monumento della canzone italiana, reggerai dal vivo quanto la tua voce te lo permetterà , ma rassegnati, il cambio generazionale nel tuo caso c’è stato.

Di cambio generazionale non si può parlare per Gigi D’Alessio.

Eliminato. Perchè?

Gigi è un musicista completo, da Conservatorio (ooopsss, avevo detto niente fondamentalismi, però…),intonatissimo ( Ferreri, un paio di lezioni, no?), con un testo sentito e scritto bene. Eliminato. Perchè?

Gigi non piace per lo stesso motivo per cui piace al suo pubblico. Perchè è emblema di una certa meridionalità , di un certo stereotipo meridionale, napoletano nella fattispecie, che risulta scomodo anche a noi che meridionali lo siamo.  Un modo di essere meridionale che è oggetto di dileggio da parte di chi meridionale non lo è , oggetto di fastidio da parte di chi meridionale lo è e deve fare i conti tutti i giorni con lo stereotipo. Un pò quando studente a Milano, dicevo che ero barese e tutti ti parlavano come Banfi. WTF. E lì ti difendi, ti metti in trincea, rinneghi anche con fastidio le tue origini, salvo poi capire che in medio stat virtus.

Gigi il suo pubblico ce l’ha, appunto quello che tanto ci fa arricciare il naso. Che poi non si capisce, quando tutti i santissimi giorni ascoltiamo musica internazionale che  proviene dal basso,dalle viscere, dal popolo che ostenta la voglia del riscatto sia nel modo di comunicare che nell’ ostentare il successo, dal popolo dei “projects” (leggi Quartieri Spagnoli napoletani). È solo che quelli li sdoganiamo volentieri, sono rap, hip hop, cool, i nostri no,sono neomelodici, trash, ecc. E badate bene, dico NOI, nel mucchio ci sono anche io, Mah, Gigi, futtatinne, vai avanti a fare il tuo mestiere che lo sai fare.

Quelli invece che acclamati lo sono da sempre come è giusto che sia,

Mannoia e Ron,non si capisce perchè si sottopongano alla gogna sanremese. Ah si, lo so, per raggiungere con il loro brano una vasta platea. Ma vi prego,il vostro brano arriverebbe comunque alla VOSTRA platea, se ne volete ancora di più di vostra platea, accomodatevi, ma può andarvi benissimo o malissimo, a seconda del livello della canzone, e delle circostanze.

Sorvolo su altri, conferme come la bella in tutti i sensi Turci, problematiche in tutti i sensi come la Ferreri (la canzone andrà bene in radio, ma se non riesci a cantare dal vivo, non sei una cantante allora cosa c…o ci fai al Festival?), i bimbi di talent che sono talentuosi e si faranno, le canzoni sbagliate in mano ad interpreti di valore.

La classifica finale per una volta mi è sembrata veritiera ed equilibrata.

Di equilibrio non si può parlare nella giuria, e non solo per Gigi. Quando sento una della giuria di qualità che dichiara di aver profittato della vicinanza di un maestro d’orchestra che le ha spiegato la musica, mi sale la carogna snob che manco Erode prima dello sterminio. Su sta gente esperta di immagine e Youtube e Snapchips a cui si spiega la musica 5 minuti prima di buttare fuori un professionista, un velo di napalm e moving on. Non ho pazienza 🙁 🙁

Quindi bene la classifica, con Mannoia che resiste e 2 ggiovani: Meta e Gabbani.

Ermal Meta mi ha preso il cuore, musicalmente parlando.

Proprio lui, a parte le canzoni, la dimestichezza nello scrivere, nel musicare.

Nella sua esibizione, riconosco tante cose che mi appartengono sia a livello personale, che a livello di interprete.La vulnerabilità, la nudità sul palco. Il parlare di cose intime, senza vergogna. Le sensazioni a fior di viscere, che non ti spieghi e ti trovi la gente di fronte in lacrime. L`emozione prima propria e poi degli altri.

Anche io sono così.

Non è un caso che Ermal abbia cantato Amara Terra mia, un pezzo che amo moltissimo e che canto spesso nei miei spettacoli.

E qui ancora momento sociologico 🙂 

È un pezzo che non può lasciare indifferenti nè il pubblico, perchè riconosce nella sua emozione,l`emozione dell`interprete.  perchè cantando sente nell`anima il messaggio della canzone: il senso di appartenenza, il senso di perdita, la nostalgia, e il continuo guardarsi indietro per andare avanti. Sente dentro di sè le voci di generazioni, perdute, e il senso della bellezza struggente e infinita di ciò che non si potrà mai più avere. Tutto questo universo di sentimenti, questo fastello di contraddizioni in pochi versi e una melodia che rinchiude in sè echi di popoli diversi congiunti dal comune destino, dal sangue sparso e condiviso, dal mare nostro a lambire le pinete, gli scogli e la sabbia,dalle donne velate, le spose rubate, gli uomini guerrieri, contadini o marinai. Perchè tutti abbiamo una terra da chiamare madre o matrigna, è ciò che ci rende, tutti, senza distinzione, essere umani.

Ermal ci sta dentro, ci sta tutto, come nelle sue canzoni del resto, e a me arriva tutto. Ad maiora sicuramente.

Finisco col vincitore, che a dire la verità sarà piacione, ma ci credo.

Gabbani sembra uno che ha cognizione di causa, che sa che i dischi VANNO suonati e incisi, non suonano da soli. Che ha più cervello e contenuto di quello che si può pensare guardando la sua divertita e divertente esibizione.  Quello che se lo senti parlare, con idee e concetti e congiuntivi, ti rendi conto che si è fatto come artista, continua a farsi, e tanto farà ancora. Solo, temi avrà un destino speculare ad alcuni dei sopracitati: essere lì a cercar di spiegare di essere tanto altro che non uno piacione con la scimmia nuda che balla che riesce immediatamente simpatico. Che altro si cela, dietro la botta di vita di Namaste Alè.

Questo è quanto. Mamma, quanto è lungo questo post. Godetevi un pò di musica.